Lunedì 13 febbraio terzo e ultimo appuntamento curato da Plunge all’interno del ciclo INNER_SPACES 2016-2017, con i live di Lawrence English e Jan Jelinek
Lunedì 13 febbraio va in scena il settimo appuntamento della rassegna INNER_SPACES, il terzo curato da Plunge, che prosegue il suo lungo percorso di proposta al pubblico delle realtà più esclusive a cavallo tra sperimentazione elettronica e arte audiovisiva. La serata vede il ritorno sulla scena milanese di Lawrence English, compositore e sperimentatore sonoro australiano, che riadatterà alla dimensione spaziale dell’acusmonium la sua performance “Viento”: due suite derivate da field recordings effettuati in Patagonia e in Antartide, capaci di restituire la potenza e l’invisibile fisicità delle correnti d’aria durante una bufera. Artista prolifico ed instancabile, Lawrence English è protagonista da anni di un percorso vario ed eclettico, che lo ha portato a indagare concetti e dinamiche come la memoria, la percezione, l’impatto del suono sulle interazioni fra esseri viventi, lo spazio, la relatività e le relazioni tra interiorità ed esteriorità, senza mai perdere di vista l’attenzione per l’essenza del suono stesso. Negli ultimi anni, il suo percorso si è concentrato sulla ricerca di un “suono d’impatto” in grado di tradurre sensazioni come frustrazione e rivolta interiore in un concentrato di armonie sintetiche, frammenti di suoni organici e stratificazioni drone. Uno sfondo teorico concretizzato e compiuto in album come “The Peregrine” (2011) e “Wilderness Of Mirrors” (2014), quest’ultimo da più parti acclamato come uno dei capolavori della produzione elettronica contemporanea.
Nella seconda parte della serata si esibirà il tedesco Jan Jelinek, una delle figure cardine dell’elettronica dagli anni 2000 a oggi. In un percorso tortuoso e variegato, in parte celato attraverso pseudonimi e alter ego (Farben, Gramm, Gesellschaft Zur Emanzipation Des Samples, The Exposures), Jelinek si è impegnato in una lenta e costante ridefinizione dei confini della minimal-techno, esplorandone le terre di contatto con dub, jazz, funk e soul. Il suo primo album, “Loop-finding- jazz-records” (1999) è oggi un vero e proprio oggetto di culto, e ha inaugurato una serie di album tutti pubblicati per l’etichetta ~scape di Stefan Petke (Pole), uno dei nomi tutelari dell’universo glitch degli anni Novanta. Raggirando le regole della musicalità tradizionale, Jelinek assembla collage sonori a partire da minuscoli frammenti, sequenze musicali dimenticate e ritrovate, provenienti da campionatori, registratori a nastro, lettori multimediali e altri supporti di registrazione. Per mezzo di loop e lievi modulazioni riesce a distillare l’;essenza di un brano musicale e definirlo più chiaramente mascherando, tuttavia, la sua fonte originaria. Un’operazione mutuata suggestivamente dalla “riduzione acusmatica” della musique concrète e che troverà nella spazializzazione offerta dall’Acusmonium il suo modo presentativo più proprio.
GLI ARTISTI
LAWRENCE ENGLISH (AUS) // ambient, drone, field recordings
Compositore, curatore e media artist, Lawrence English è protagonista da anni di un percorso vario ed eclettico, che lo ha portato a indagare concetti e dinamiche come la memoria, la percezione, l’impatto del suono sulle interazioni fra esseri viventi, lo spazio, la relatività e le relazioni tra interiorità ed esteriorità, senza mai perdere di vista l’attenzione per l’essenza del suono stesso. In particolare sta investigando sui riflessi politici della percezione, attraverso live performance e installazioni, con lo scopo di creare opere che realizzino trasformazioni dello spazio e invitino il pubblico a prendere coscienza di ciò che si può sentire al limite della percezione. In ambito artistico, ha lavorato come curatore di mostre, installazioni e festival e realizzato installazioni in vari paesi europei, negli USA, in Giappone, in Australia e in Nuova Zelanda. In ambito sonoro ha dato vita ad un percorso discografico in costante equilibrio fra poetica ambientale e soundscaping, attraverso la coltivazione dell’arte del field recordings. Nel 2002 ha fondato Room40, etichetta discografica di cui tutt’oggi si occupa assieme a John Chantler, divenuta nel tempo un punto di riferimento nel mondo della musica atmosferica. Ha inciso, fra le altre, per label del calibro di 12k, Baskaru, Touch e LINE, e collaborato con artisti come Grouper, Ben Frost, Francisco López, Werner Dafeldecker e Alberto Boccardi.
JAN JELINEK (D) // minimal-techno, acid-jazz, sound collage
Jan Jelinek si è imposto come una delle figure cardine della musica elettronica della seconda metà degli anni Novanta, in particolare con i suoi album per Scape, realizzati perlopiù attraverso il campionamento e la ridistribuzione di microframmenti da materiali originali in tessiture ritmiche coinvolgenti e avvolgenti. Alla fine del 1990, Jelinek ha iniziato a firmare le sue opere con gli pseudonimi Farben e Gramm, adattando la sua prima idea di campionamento ad una gamma sorprendente di suoni diversi. Negli anni successivi ha collaborato con artisti del calibro di Sarah Morris e Thomas Meinecke e con ensemble di improvvisazione come il trio Computer Soup o i Triosk. Ha inoltre creato una serie di performance audio-visive assieme al video artist Karl Kliem. Con Hanno Leichtmann e Andrew Pekler ha fondato il trio Groupshow e ha lanciato nel 2008 l’etichetta Faitiche.
LA LOCATION
L’Auditorium San Fedele è l’unica sala in Italia dotata di acusmonium, un’orchestra di 50 altoparlanti che consente la spazializzazione del suono. Ideato su disegno di Eraldo Bocca, il sistema SATOR è costituito da diverse tipologie di diffusori distribuiti lungo tre corone concentriche e una sezione di effetti che, attivato da due mixer, consente la diffusione di musica acusmatica, elettroacustica e mista. Questa particolare strumentazione viene impiegata anche per valorizzare, attraverso un’interpretazione live, di quei capolavori della storia del cinema che presentano materiale sonoro di particolare interesse ed elaborazione. L’ acusmonium rende la sala uno spazio acustico tridimensionale, nel quale il suono costruisce effetti di profondità e lontananza inimmaginabili con un semplice impianto provvisto di surround, offrendo dunque allo spettatore un’esperienza unica e coinvolgente.
IL PROGETTO
Plunge è un progetto di Gabriele Berio, Matteo Meda e Michele Palozzo, attivo prevalentemente sul territorio milanese da ottobre 2015. Nasce con lo scopo di costruire e promuovere eventi culturali (concerti, performance, lecture, workshop) che restituiscano centralità assoluta alle esperienze di fruizione di ciascuna forma d’arte. L’ampliamento dei linguaggi e delle modalità di quest’esperienza, nonché una ricerca su quelli fra di essi che tendono a passare inosservati o a venire tralasciati, è il fine più profondo del progetto. Plunge si dedica alla realizzazione di eventi costruiti attorno ad un concept particolare, relativo ad un’indagine su ambiti tematici specifici, dell e quali l’evento stesso rappresenta una possibile interpretazione. La performance, l’installazione, il concerto, il luogo in cui essi avvengono, divengono momenti partecipanti alla fruizione del suono o della musica, dell’opera d’arte o della pièce teatrale, prospettive differenti da cui esplorarla, attraverso le quali farne esperienza, immergervisi.
una produzione Plunge – San Fedele Musica
con il contributo di Goethe Institut Mailand
con il patrocinio di Comune di Milano
media partner Frequencies – Poliradio – The New Noise – Tsinoshi Bar – URSSS – ZERO
un’iniziativa di Fondazione Culturale San Fedele
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