Visioninmusica 2018: Oren Lavie al Gazzola di Terni il 23 febbraio

Oren Lavie si è ritrovato cantautore quasi per caso, in realtà il musicista israeliano ha mosso i primi passi come compositore di colonne sonore, coltivando nello stesso tempo una passione per la musica classica e per la letteratura americana (Bukowski, Miller, Hemingway), per poi approdare al mondo della canzone dopo il successo di Her Morning Elegance, brano che gli è valso una nomination per il Grammy nel 2009, oltre a una imprevista notorietà nel mondo dei video e della pubblicità. Il lungo periodo che è intercorso tra il primo album The Opposite Of The Sea e il nuovo Bedroom Crimes è frutto di una scelta ben precisa, nata dalla consapevolezza dell’autore dei propri limiti come cantante e dalla volontà di coltivare altre attitudini artistiche (libri per bambini e opere teatrali). Le atmosfere sono le stesse dell’esordio: accordi eleganti di folk, pop e jazz, orchestrazioni neoclassiche, una lieve ‘saudade’ e un briciolo di malinconia: elementi calibrati con uno stile leggermente retrò, ben diverso da quello dei cantautori di oggi. I ‘crimini della camera da letto’ evocati dal titolo non sono storie licenziose o raccapriccianti, ma un insieme di racconti che gira intorno a quel luogo, complice involontario di passioni e tradimenti: la camera e il letto dove ognuno nasce, ama e muore. Le canzoni esplorano la costante dicotomia tra desiderio e rinuncia, il duetto con Vanessa Paradis nell’enigmatica Did You Really Say No? è in tal senso una sintesi perfetta del fascino della musica dell’autore israeliano, sempre in bilico tra innocenza e turbamento. Non è infatti azzardato il paragone sollevato da alcuni critici con il duetto tra Nick Cave e Kylie Minogue, qui c’è la stessa sinergia tra passione e morte delle celebri “murder ballads” del musicista australiano. Il pop di Oren Lavie è lievemente aristocratico, demodé, poco incline alla contaminazione rock, spesso affascinato da finezze classicheggianti, come quelle che tratteggiano con un quartetto d’archi la delicata armonia di Sonata Sentimental #1 – You’ve Changed.

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